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Baseball

MAZZA, guantone, grinta e soprattutto passione.


da Il Giorno
di Anna Galliani - (13 maggio 2015)

MAZZA, guantone, grinta e soprattutto passione: sono questi gli ingredienti fondamentali per vincere. Parola di Matteo Briglia, giocatore di baseball militante nella squadra dei Lampi di Milano (che quest'anno si è riconfermata campione d'Italia), ma anche analista programmatore, commentatore sportivo per il giornale on-line Baseball.it e grande esperto di sport per non vedenti. Perché Bedeo, questo il suo soprannome, è cieco, come afferma lui stesso senza giri di parole, ma è facile dimenticarsene, travolti dalla sua energia. Vulcanico, simpatico, comunicativo, spiritoso, ha accettato di rispondere ad alcune domande sulla sua vita di sportivo.

Da quando gioca a baseball? «Da marzo 2011. Da sempre appassionato di sport americani, da 20 anni seguo la Major League Baseball. Poi la scoperta del baseball per non vedenti mi ha elettrizzato e sono entrato nella squadra dei Lampi. Ma nella carriera di sportivo di Bedeo non c'è solo il baseball. Da studente, si è cimentato con il nuoto agonistico, mentre ora, ci svela con una certa ironia, si cimenta nel sollevamento di calice, cucchiaio e forchetta, discipline che lo vedono ai primi posti in Europa da circa 25 anni».

Com'è il rapporto con i compagni di squadra?

NOSTRA INTERVISTA MATTEO BRIGLIA ATLETA DI PUNTA DEI LAMPI

Porterò questo sport in America

«Ottimo e abbondante, grazie. "Casinaro" al massimo ma anche schietto e sincero: si gioca per vincere. Quel tipo che diceva "L'importante è partecipare" evidentemente era uno scarsone pazzesco».

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

«Trascorrere sei mesi negli Stati Uniti con la mia fidanzata, (anche lei non vedente e giocatrice, ma in una squadra avversaria, n.d.r.) fare una splendida esperienza di viaggio, integrazione, riempirmi occhi, polmoni e orecchie di sensazioni e commistioni fantastiche, oltre che, naturalmente, offrire la possibilità ai non vedenti americani di muoversi con più autonomia e provare il meraviglioso gioco del baseball giocato da ciechi, nato proprio qui in Italia».

Famiglia, lavoro, impegni sportivi: una vita piena. Cosa la spinto a trovare anche il tempo per are dimostrazioni nelle scuole?

«La passione per lo sport, per la vita all'aria aperta e la voglia di trasmetterle a chi vuole ascoltarmi. Ma anche, intuiamo noi, l'interesse per i più giovani (a cui suggerisce di essere curiosi, leggendo, confrontandosi con gli altri e viaggiando appena possibile) e il desiderio di far conoscere degli atleti straordinari». Auguri, Bedeo, grintoso sognatore, per la trasferta in America e grazie per l'entusiasmo travolgente con cui ci ha contagiato.

IC Lesino- Scuola media «Don Milani» - Lesmo (MB) Classe 3AB

ALUNNI: Jacopo Borgato, Giulia Buoli, Agnese Canob- bio, Megan Casiraghi, Vittorio Castaldini, Cauli Gianluca, Giulia Curatolo, De Gregorio Laura, Riccardo Di Mento, Cristina Galbiati, Vittoria Krenn, Emanuele Laico, Nicole Lomartire, Nicolò Morganti, Christian Motta, Adelise Nonkani, Stefano Perego, Danilo (tokaj, Beatrice Torchia, Ester Villa, Luigi Viscardi

LA REDAZIONE

DOCENTE: Anna Galliani

Lezione di baseball a occhi chiusi

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Terza puntata dell'inchiesta sulle buone notizie: lo sport per i non vedenti

L'INCHIESTA sulle buone notizie, tema scelto dai cronisti di Lesino, è giunta all'ultima puntata. Dopo gli ambasciatori del sorriso e i volontari della protezione civile, ecco l'incontro con alcuni giocatori di baseball di due squadre milanesi, i Lampi e i Thunder's. I primi sono detentori del titolo nazionale 2013 e 2014 del campionato di baseball per ciechi. Sì, perché gli adeti che, armati di mazze e guantoni hanno incontrato i ragazzi, sono non vedenti o ipovedenti (e in questo caso giocano con una mascherina).

Campo e attrezzatura dello sport che spopola negli Stati Uniti

LA SORPRESA è grande e la domanda è immediata: come fa a giocare a baseball chi non ha il dono della vista? Semplice, il gioco è stato adattato con diversi accorgimenti: palline con dei sonagli, basi sonore, e un giocatore vedente che, insieme ad un altro con funzioni di semplice assistenza, si affianca ai cinque non vedenti. Il battitore batte la palla con la mazza e i giocatori in dilesa si sdraiano a terra per prenderla, mentre la corsa verso le basi è guidata dal suono di palette. Sembra un'impresa ai limiti dell'impossibile e i ragazzi ne hanno hi conferma quando, dopo Pi 1 lustrazione delle regole e la presentazione degli esercizi l'onda- mentali, sono invitati a provare. Prendere la pallina al volo non è semplice, ma è la corsa ad occhi bendati l'ostacolo più difficile: il senso di insicurezza è grande e si capisce subito che bisogna fidarsi "ciecamente" di chi guida i movimenti.

Poco per volta, la preoccupazione iniziale lascia il posto all'entusiasmo e all'ammirazione per gli atleti delle squadre milanesi. "Provare a metterci nei panni di chi non vede -hanno confidato i ragazzi- è stata un'esperienza bellissima, che ci ha fatto crescere" Conclusa l'attività pratica, atleti e allenatori si sono fermali per rispondere alle domande dei ragaz zi, in un'atmosfera rilassata che ha favorito scambi di battute e la reciproca conoscenza. Ma com'è nato il baseball per non vedenti in Italia? La sua storia è iniziata una ventina d'anni la a Bologna per iniziativa di alami ex giocatori degli anni '60 e 70 della locale squadra di serie A. Dal 1998 si è costituita la AIBXC (Associazione italiana baseball giocato dai ciechi) e attualmente le squadre iscritte al campionato italiano sono 9, composte da uomini e donne, di età varie e con talenti di diverse nazionalità, sia ipovedenti che ciechi totali.

Ma non c'è solo il baseball: scherma, canottaggio, arrampicata, sci, nuoto, sub, vela, tiro con l'arco sono solo alcune delle discipline promosse dal Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti on- lus di Milano, che dal 1980 organizza corsi, manifestazioni e gare. Tanti sport diversi, ma in tutti si trovano gli stessi ingredienti: fatica, impegno, emozione, soddisfazione, spirito di squadra e passio ne sportiva, ma anche una buona dose autoironia, tanto che uno degli eventi da loro organizzali è il Torneo Internazionale Coppa della Talpa.

Perciò non chiamateli atleti disabili, ma diversamente abili, anche se forse sarebbe meglio definirli «insuperabili».

Anna Galliani

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E noi, proprio noi, non solo vediamo il mondo, ma lo guardiamo dai campi di sci sulle montagne più alte, dalle barche a vela su laghi e mari profondi, dai rettangoli di equitazione, dai diamanti di baseball e dai poligoni di tiro con l'arco, dalle piste di pattinaggio e dai circuiti di atletica, e ancora non abbiamo finito!
Non ci servono occhiali per vedere questo mondo meraviglioso, lo vediamo attraverso lo sport!

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