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Canottaggio

Quegli angeli che scivolano sull'acqua


da La Provincia di Varese
- (11 luglio 2011)

Vi raccontiamo la storia degli azzurri disabili che s'allenano a Gavirate «Qui ognuno accetta se stesso grazie allo spirito di gruppo». In acqua alel 6 del mattino

Il temporale non arriverà. Il cielo è di un azzurro polveroso e l'aria densa come caramello, colpa dell'umidità che proviene dall'Africa e trasforma le Prealpi in una serra, facendoci boccheggiare come carpe nella rete. Niente fulmini per fortuna, pericolosissimi per i canottieri, a cagione dei lunghi remi in carbonio capaci di attirarli come calamite, allo stesso modo delle canne da pesca hi-tech. Perciò si va in acqua per l'allenamento decisivo, al termine del quale Paola Grizzetti, responsabile tecnico della Nazionale italiana canottaggio disabili, o Adaptive Rowing, sceglierà i componenti gli equipaggi che, dal 28 agosto al 4 settembre, gareggeranno ai mondiali di Bled, in Slovenia. Questo team è nato qui, nel 2003, con la formazione della Nazionale Paralimpica, è cresciuto e ha conquistato le prime medaglie, nazionali e intemazionali, culminate con l'oro paralimpico a Pechino nel 2008 per il "quattro con". «Vogliamo che i ragazzi vivano questo sport con serenità, lealtà e spirito di corpo, ma anche con la giusta cattiveria agonistica», dice Giovanni Calabrese, responsabile tecnico della Canottieri Gavirate, bronzo olimpico a Sidney 2000 nel doppio senior, nonché consigliere nazionale della Federazione Canottaggio. L'acqua è immobile come nel Pantanal e anche il clima è simile, ma il "quattro con" di Andrea Bozzato, Luca Agoletto, Florinda Trombetta e Mahlia Di Battista fila che è un piacere, "tirato", come avviene con le moto negli allenamenti ciclistici, da sparring partner normodotati, due ragazze e due ragazzi in doppio veloci come lepri.

Paola cronometra e annota, mentre il giovanissimo timoniere del quattro, Alessandro Franzetti, dà il ritmo e la direzione, urlando come un matto. Poco distante c'è il doppio misto - ma non siamo a Wimbledon - di Silvia De Maria e Daniele Stefanoni, in coppia agonistica da un paio di stagioni, e i singoli dei due fiorentini del gruppo, Umberto Pater- mo e Fabrizio Caselli. I mille metri del percorso sono divorati con tempi incredibili e ci vuole un motore fuoribordo per seguire la scia degli armi, leggeri come Carolina Kostner sul ghiaccio olimpico.

Una barca per il "quattro con" pesa soltanto 52 chilogrammi, mentre il singolo da competizione non supera i 13. Piume lanciate sull'acqua in uno scenario meraviglioso, e chi sse ne frega se il "Kun" Aguero andrà alla Juventus o al Manchester City, se lo scudetto 2006 sarà eternamente disputato tra Torino e Milano, se al Tour si dopano o no, qui si sta sudando per un posto ai mondiali, ragazzi non vedenti, privi dell'uso di gambe o braccia, danno l'anima per uno sport faticoso e muscolare, che non regala niente.

Ultimi mille metri e poi si torna a riva, Paola Grizzetti sa, e dopo una breve riunione defatigante in palestra, svelerà l'arcano. C'è tempo per fare due chiacchiere con qualcuno dei protagonisti, e il primo a presentarsi è Umberto Patermo, che ha perso l'uso delle gambe in un incidente. «Ho praticato altri sport, come il tennis, il nuoto e lo sci, ma il canottaggio è più appassionante. Qui c'è un ambiente sereno e molta professionalità». Con il suo amico e collega nella Canottieri Firenze, Fabrizio Caselli, pure paraplegico per un trauma, si allena quotidianamente "in Arno".

«Ho incominciato a remare in febbraio», spiega Fabrizio, fisi- caccio e pizzetto grigio, «e già a fine maggio ho partecipato alla coppa del mondo. Parallelamente al canottaggio pratico handy-bike, che mi regala fiato e resistenza. I raduni di Gavirate? Duri ma stimolanti: ci allena alle sei e mezzo del mattino e il pomeriggio alle 17, c'è molto spirito di lotta».

Silvia De Maria, torinese, rema da tre anni e al canottaggio ci è arrivata per caso, dopo un passato di tennista ad alto livello. «In doppio ho fatto la coppa del Mondo a Bled e i mondiali in Nuova Zelanda e ora ritentiamo l'iride in Slovenia. Questo è uno sport "animalesco" , bisogna abituarsi alla competizione». Il suo partner di gara, Daniele Stefanoni di Lecco, ha praticato il ciclismo per quindici anni e 10 sci nordico: «il lago di Varese è una pacchia per me che mi devo allenare con il vento e in mezzo ai motoscafi», sorride divertito.

Nel "quattro con" mondiale ci sarà anche Andrea Bozzato di Monvalle, un lavoro alla Sielco di Buguggiate e tanti sacrifici per riuscire a conciliarlo con io sport agonistico: «Finora ce l'ho fatta, mi aiuta l'ambiente di Gavirate, splendido e accogliente, con Paola Grizzetti che sa motivare gli atleti e ha una grande competenza tecnica. Seguo gli altri sport da tifoso, la mia squadra è il Milan, ma la passione vera sono i remi».

Come è invece il timone per il ventenne biandronnese Alessandro Franzetti, non disabile e studente alla Cattolica nel corso di lingue per le relazioni internazionali. «All'inizio non ne volevo sapere di barche, ora non vorrei mai smettere. Guido il "quattro" dei normodotati e dei disabili, ho girato mezzo mondo ha mondiali e olimpiadi, alla mia età posso ritenermi soddisfatto». La chiusa è per Paola Grizzetti, motore di questa magnifica squadra: «I miei atleti hanno accettato la disabilità, lo sport è una straordinaria medicina, così come lo spirito di gruppo. Ora ci aspetta l'avventura di Bled, per un mese e mezzo non ci sarà sosta, tra palestra e allenamenti, ma noi ci crediamo».

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E noi, proprio noi, non solo vediamo il mondo, ma lo guardiamo dai campi di sci sulle montagne più alte, dalle barche a vela su laghi e mari profondi, dai rettangoli di equitazione, dai diamanti di baseball e dai poligoni di tiro con l'arco, dalle piste di pattinaggio e dai circuiti di atletica, e ancora non abbiamo finito!
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