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Baseball

Punte di diamante


da Luce Su Luce
di Dino Zaro - (10 giugno 2011)

Coordinazione, velocità, gioco di squadra e... ottimo udito! Ecco come si può diventare campioni di Baseball anche senza vedere

Era il 16 ottobre 1994 quando su un campo da baseball poco distante da Bologna si disputò la prima partita ufficiale per giocatori non vedenti. Sul “diamante” di Casalecchio di Reno (così viene chiamato il campo da baseball), la squadra dei Red Sox aveva battuto i White Sox per 15 a 11. Ma la vera vittoria fu l'essere riusciti, dopo due anni di coraggiosi tentativi ed esperimenti, a trovare una formula di gioco che permettesse agli atleti non vedenti e ipovedenti di prendere parte a questa affascinante disciplina. L'idea venne a un gruppo di ex giocatori professionisti della Fortitudo-Montenegro, una squadra di serie A di Bologna. Dopo essersi misurati con i più alti livelli del baseball italiano, questi campioni decisero di condividere la propria passione sportiva con persone non vedenti, le quali (in teoria) erano le meno predisposte a un gioco così tecnico e veloce.

Agli appassionati l'idea poteva sembrare assurda. Molti in quegli anni seguivano in televisione, ogni domenica mattina, le partite del baseball americano, ricavandone l'impressione di un gioco estremamente complesso. Come avrebbe potuto una persona non vedente essere in grado di correre da una base all'altra, seguire l'azione dei compagni o intercettare una pallina lanciata a tutta velocità dal battitore? Impossibile.

Eppure, come accade spesso nel mondo della disabilità, il limite fisico può dare la chiave per demolire alcuni pregiudizi e rendere possibili cose che in apparenza non lo sono. Bastava avere la volontà di farlo, oltre che un po' di creatività.

Gli atleti proposero così di giocare a baseball a un gruppetto di ragazzi ciechi che, dopo un po' di prove sul campo, si appassionarono. Ci vollero un paio d'anni per mettere a punto regole, organizzazione e attrezzatura. Vediamo come.

La prima e fondamentale idea è stata mettere dei sonagli all'interno della pallina. È l'udito infatti a sostituire gli occhi. La pallina, se non si vede, la si sente benissimo quando rimbalza o è in movimento. I difensori devono così tendere le orecchie per intercettarla, quindi possono sdraiarsi per opporre più superficie possibile alla sfera fermandola anche con il corpo.

Un altro trucco è stato modificare uno dei momenti chiave della partita: la battuta al volo con la mazza. Nel baseball per ciechi il battitore non riceve la palla dal lanciatore, ma la fa cadere con una mano e successivamente la colpisce con la mazza. Facile? A occhi chiusi non tanto, considerato che, senza una perfetta coordinazione, sotto il colpo della mazza possono finirci le dita.

Il campo dove battere viene delimitato in un'area compresa tra la seconda e la terza base, così i difensori non devono correre troppo in giro. Naturalmente in squadra servono anche un paio di giocatori che ci vedano, per ricevere la palla dalla difesa e fermare così la corsa del corridore avversario per eliminarlo.

Un altro stratagemma sono le segnalazioni acustiche che indicano al corridore la posizione delle basi. La prima base è dotata di un segnalatore sonoro (una specie di clacson) verso cui deve correre il battitore. Nelle due basi successive c'è un giocatore vedente che, battendo due palette, indica la propria posizione. Per la corsa verso la casa base, quella che fa guadagnare il punto, si procede liberi seguendo con i piedi una striscia sottile di terra e con le orecchie la voce del giudice che ha chiamato il gioco.

Fin qui gli aspetti tecnici, forse un po' difficili da comprendere se non si è mai giocato. Vale comunque la pena seguire una partita da spettatori. Presa confidenza con il gioco ci si renderà subito conto di quanto questa versione sia veloce e avvincente. Attenzione però, perché il pubblico deve collaborare: niente applausi o tifo rumoroso durante il gioco, perché l'udito rimane il senso fondamentale per partecipare all'azione.

Ma ciò che davvero rende il baseball per ciechi affascinante è lo spirito con cui viene praticato. Uno spirito di cooperazione tra vedenti e non vedenti, ma anche di accesa competizione. Può capitare di scambiarsi qualche epiteto fra compagni di squadra per un errore o una brutta battuta. Nella tensione agonistica tutto questo è normale ed è bello che gli improperi non facciano distinzione se il destinatario ci veda o meno: la diversità data da una differente condizione fisica non conta più quando bisogna portare a casa il risultato.

Del resto, i protagonisti dell'azione, con corse, battute e ricezioni, sono proprio le persone che non vedono, mentre gli allenatori stanno in panchina.

“La disciplina è cresciuta molto negli ultimi anni”, spiega Francesco Cusati presidente del Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano e giocatore nei Thunders Five. “In Italia ci sono oggi 8 squadre che partecipano al campionato, che ormai è arrivato alla quindicesima edizione. La città di Milano ha due squadre piuttosto forti: la nostra dei Thunders Five (che ha vinto 5 scudetti negli ultimi 6 anni) e i Lampi”. Il gioco si sta rapidamente diffondendo anche all'estero, grazie all'intraprendenza del Gruppo sportivo e dell'Associazione italiana baseball per ciechi (Aibxc). A settembre 2010, sotto l'egida dell'Aibxc, è nata infatti una squadra in Germania.

“I benefici di questo gioco sono molti – spiega sempre Francesco - le persone non vedenti da un lato hanno la possibilità di fare sport, imparando a conoscere meglio il proprio corpo e acquisendo nuove abilità per muoversi in città. Si aumenta la propria autostima, cosa che poi si riverbera in altri campi. Un aspetto molto, molto importante, è che questo sport rappresenta un'ottima occasione per socializzare”. Infine il baseball è l'unica disciplina dove il non vedente ha la possibilità di correre libero verso la base. Non è poco! Chi di solito non si arrischia a correre per paura di ostacoli e pericoli, su un campo da baseball può farlo in tutta sicurezza seguendo i segnali sonori delle basi. La sensazione di libertà che si prova non è paragonabile ad altre situazioni. Chi corre sa infatti che nessun ostacolo si frappone tra sé e la meta. Grazie al baseball si riescono ad apprendere cose che sembravano impossibili. Un non vedente che non ha mai tirato sassi ai lampioni o giocato a freccette impara ad afferrare una pallina nel modo corretto e lanciarla con precisione verso il richiamo del suo difensore vedente. Si impara anche a non aver paura: l'erba e la terra non fanno poi così male quando ci si tuffa per guadagnare la base. Ci si alza un po' impolverati, sapendo che le imbottiture e la lavatrice faranno il loro dovere.

Dino Zaro

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