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Sport: palestra di vita


Da Luce su luce
di Marco Rolando - (30 giugno 2008)

Il Gruppo Sportivo Dilettantistico non Vedenti Milano ha raggiunto un nuovo traguardo, entrando ufficialmente nell'albo delle ONLUS. Un risultato importante che permetterà all'associazione di ampliare ulteriormente la sua già intensissima attività di promozione sportiva fra i disabili della vista.

Ne parliamo in questa intervista con uno sportivo "instancabile", il Presidente dell'associazione Francesco Cusati.

Francesco, ho letto fra le pagine del vostro sito che sei considerato fra i più "temuti" giocatori di baseball per non vedenti in Italia. E fra le righe si legge anche che gli impegni di lavoro e quelli di Presidente del Gruppo Sportivo ti costringono spesso a saltare qualche allenamento. La prima domanda che vorrei farti riguarda proprio la tua passione sportiva. Quale significato ha secondo te praticare sport da non vedente?

L'attività sportiva permette di confrontarsi con i propri limiti. Questo vale per tutti, per i vedenti come per i non vedenti. Nel mio caso il confronto con il limite lo interpreto in senso positivo: impegnarsi in una partita di Torball (una sorta di pallamano adatta a non vedenti), correre verso una base in una partita di baseball, o lanciarsi in un ballo latino americano (tanto per citare alcune delle nostre attività) aiutano a liberare energie e, soprattutto, permettono di capire quali sono le proprie potenzialità. Con lo sport chi non vede riesce a scoprire capacità nascoste e insospettate. Lo dico per esperienza personale. Amo ripetere che lo sport è una palestra di vita, perché alla fine tutto quello che incameri sul campo lo utilizzi nella quotidianità.
Io per esempio ho imparato ad andare in giro da solo grazie all'impegno sportivo, che mi ha fatto scoprire nuove possibilità a livello di orientamento. E come me molti altri. Noto che molti di quelli che fanno sport alla fine hanno acquisito una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità. Sono in grado di muoversi autonomamente con il bastone bianco e, in generale, hanno più sicurezza in loro stessi. Non è un'equazione che funziona con tutti, naturalmente, ma in tantissimi casi è un dato di fatto. Lo sport rafforza interiormente, cosa di fondamentale importanza per chi deve confrontarsi quotidianamente con il difficile limite della disabilità visiva. Il compito della nostra associazione è proprio quello di promuovere lo sport, soprattutto tra i giovani, come occasione irrinunciabile di crescita personale.

Cosa fa esattamente il vostro Gruppo Sportivo? Il Gruppo si occupa dal 1980 di diffondere e promuovere le varie discipline praticabili dai disabili della vista. Organizziamo corsi, manifestazioni, gare e tornei. Fra questi ce n'è uno storico, il "Torneo internazionale di Torball Città di Milano", che si svolge ogni maggio dal 1980 ad oggi, senza interruzioni. È una gara vissuta con grande passione, a cui partecipano squadre di diversi paesi: Francia, Svizzera, Austria, Belgio, Germania e, naturalmente, Italia.
Uno dei compiti più importanti è promuovere lo sport fra i giovani. A questo proposito abbiamo appena svolto alcuni incontri al Centro Sportivo Saini per avvicinare i ragazzi non vedenti più giovani all'atletica. Purtroppo stiamo riscontrando che in molti gruppi sportivi d'Italia si registra una preoccupante diminuzione dell'interesse dei giovani per lo sport. Numerosi ragazzi preferiscono trascorrere il proprio tempo libero davanti al computer. In questo modo si perdono importanti occasioni di fare sport e di socializzare. Se non si inizia da giovanissimi in seguito è molto difficile recuperare. Sensibilizzare le persone e le istituzioni è un'opera in cui crediamo molto.
Nella scuola, per esempio, è molto importante che l'insegnante di educazione fisica conosca quali attività può svolgere il bambino disabile visivo. Se tu proponi pallavolo o basket è naturale che così escludi il ragazzo, perdendo l'occasione di far nascere un interesse, e magari una passione. C'è da dire che negli ultimi tempi, grazie anche al costante impegno di enti come l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e lo stesso Istituto dei Ciechi di Milano, la sensibilità delle istituzioni su questi temi è aumentata.

Adesso il Gruppo è diventato una ONLUS. Come siete arrivati a questo risultato?
Il Gruppo è nato nel 1980 in seno all'Unione Italiana dei Ciechi con una sua identità ben precisa. Nel tempo si è trasformato assumendo una vesta societaria e quindi, per ottemperare alle vigenti norme, ha assunto la denominazione di "Gruppo sportivo dilettantistico". Al di là di questi cambiamenti di forma, la sostanza è che quest'anno abbiamo ottenuto l'iscrizione all'albo delle ONLUS. Ciò è stato reso possibile dal fatto che l'associazione rivolge la propria attività ai disabili della vista. Con il nuovo statuto sarà più facile allargare la nostra attività, e ciò comporterà anche un maggiore lavoro di tipo amministrativo e gestionale. Avremo però anche alcuni vantaggi fiscali e la possibilità di ricevere il cinque per mille della dichiarazione dei redditi di chi desidera sostenerci.

Quanti sono gli iscritti? Attualmente centouno, distribuiti fra atleti, guide, tecnici e simpatizzanti. Il gruppo è molto cresciuto negli ultimi anni. Nel 1990 ci siamo affiliati all'allora Federazione Italiana Sport Disabili (FISD), attualmente Comitato Italiano Paralimpico (CIP), e negli ultimi tempi abbiamo intensificato la nostra attività.

Puoi farci una sintesi delle attività che svolgete? Quasi impossibile, sono troppe! Ci proviamo. Nella palestra dell'Istituto teniamo corsi di ginnastica per due livelli, principianti e agonisti. Sempre nella palestra, da quest'anno abbiamo proposto un corso di tiro con l'arco. Sì, lo so, sembra strano immaginare un cieco imbracciare un arco e tirare, eppure è un'attività che, con gli opportuni accorgimenti, può dare grandi soddisfazioni anche a noi. È una disciplina in un certo senso riflessiva, che richiede grande concentrazione e una raffinata esplorazione delle proprie capacità percettive. In più il tiro con l'arco aiuta a migliorare la propria postura e l'equilibrio. Il discorso che facevo prima, circa la possibilità di utilizzare nella vita ciò che si impara nello sport. Fra i corsi più gettonati che svolgiamo in Istituto ci sono: Danza-terapia, tenuto da un simpaticissimo istruttore brasiliano Tony; il Pilates, una specie di stretching continuo che procura un profondo benessere; la preparazione invernale al baseball e, infine, i corsi di ballo in collaborazione con la prestigiosa scuola Arthur Murray. Gli istruttori sono eccezionali e ce ne fanno provare davvero di tutti i colori: dal liscio ai balli latino americani e via dicendo.
Ci piacerebbe promuovere il calcio, vedremo il prossimo anno. Fra le attività consolidate ci sono il tandem, lo sci alpino, lo sci nordico e il canottaggio. A dire il vero, quest'ultima disciplina è praticata solo da una ragazza, Graziana Saccocci, che però sa farsi valere: parteciperà quest'anno alla Paralimpiadi di Pechino!
Molto frequentate sono le nostre settimane a tema: la classica settimana bianca, che organizziamo da quasi vent'anni ogni gennaio, e le più recenti settimane verdi e blu, con attività rispettivamente in montagna e al mare. In particolare, per la settimana bianca dobbiamo ringraziare la Guardia di Finanza di Predazzo, la Polizia di Moena e i Carabinieri di Egna, che ogni anno ci mettono a disposizione un numero considerevole di guide. Ci sarebbe molto altro di cui parlare, come il corso sperimentale di Golf in collaborazione con la Federazione Italiana Golf Disabili o l'equitazione, che pratichiamo al Laghetto di Merate già da diversi anni, ma forse è meglio rimandare il lettore al nostro sito, per conoscere in dettaglio tutto ciò che facciamo: www.gsdnonvedentimilano.org.
Per realizzare tutte queste attività è necessaria una gran mole di lavoro e la collaborazione di tutti. Sono i soci, infatti, a essere impegnati in prima linea nell'organizzare le gare e gli appuntamenti, e nel tenere i contatti. Naturalmente stiamo parlando di volontariato.

Dove svolgete la vostra attività? La sede legale si trova all'Istituto dei Ciechi di Milano che, come ho detto, mette a disposizione anche la palestra. Poi ci sono i vari centri sportivi milanesi, come il Palasesto dove organizziamo i corsi di Pattinaggio su ghiaccio, il Centro sportivo Saini per gli allenamenti delle nostre due squadre di baseball. Per quanto riguarda il baseball, quest'anno abbiamo fatto un esperimento interessante: ci siamo fatti ospitare in diversi impianti sportivi dell'hinterland milanese. Un'esperienza molto positiva e stimolante che ci ha avvicinato a nuove realtà e ci ha fatto conoscere molte persone. Poi ci sono i corsi di nuoto che svolgiamo alla Piscina Murat e gli allenamenti di Torball all'Istituto Omnicomprensivo di Lampugnano. Ogni sabato mattina alla Palestra "Forza e Coraggio" teniamo un corso di ginnastica. In una bellissima struttura dell'UICI, il circolo culturale "Paolo Bentivoglio", c'è un tavolo per praticare lo Showdown, un sorta di ping pong per non vedenti molto coinvolgente e praticato a livello internazionale.

Parliamo di qualche vostro ultimo successo sportivo. Questa stagione la squadra di Baseball in cui gioco, i Thunder's five, ha vinto il terzo titolo italiano! Gli altri due li avevamo ottenuti nel 2005 e nel 2006. Recentemente è cresciuta nel nostro gruppo anche una nuova e agguerrita formazione, quella dei Lampi. Anche loro partecipano al campionato nazionale organizzato dall'Associazione Italiana Baseball per Ciechi (AIBXC).
Questo ennesimo scudetto è un risultato che ci appaga particolarmente, perché ritengo il Baseball per ciechi una delle attività più complete. Qui entrano in gioco tantissime componenti: orientamento, coordinazione, mobilità, buon udito, ottimi riflessi. È uno sport spettacolare anche da vedere. Pensa che in certi momenti ci sono alcuni spettatori che non si accorgono che a giocare sono ciechi.
E poi, è una delle poche discipline che ci permette di correre senza avere una guida davanti. Nella corsa "casa-base"per conquistare il punto, con un po' di sensibilità nei piedi si riesce tranquillamente a correre lungo la striscia di terra sul terreno, senza timore di incontrare ostacoli. Io stesso, quando per la prima volta mi sono avvicinato a questa disciplina, ero molto scettico, mi sembrava impossibile.
E invece basta mettere un campanellino nella palla e modificare un po' le regole per giocare. Naturalmente non abbiamo il lanciatore, e il battitore colpisce la pallina con una tecnica particolare, lasciandola cadere dall'alto. Poi ci sono i "suggeritori" che, battendo delle palette, segnalano acusticamente la seconda e la terza base. Ma è difficile spiegarlo, per questo consiglio a tutti di venire ad assistere a una nostra partita. Un altro successo che ci rende fieri è la vittoria ai Campionati di vela 2008, conquistata da Silvia Parente e Alessandro Malipiero. Mi stavo dimenticando di dirlo: il nostro gruppo promuove anche corsi di "Vela autonoma per ciechi", due volte all'anno a Bogliaco, sul Lago di Garda, con l'associazione Homerus.

Esiste la competizione nello sport fra disabili? In una certa misura è un elemento importante. Molti di noi si mettono in gioco con passione e partecipazione, cercando di raggiungere risultati d'eccellenza. Oltrepassare i propri limiti e confrontarsi con gli altri è una spinta indubbiamente molto forte. Tre dei nostri soci per esempio - Angela Bellarte, Domenico Leo e Maurizio Scarso - grazie all'importante risultato conseguito agli ultimi campionati italiani, sono stati convocati ai Campionati Europei di Showdown, che si disputeranno il prossimo agosto in Finlandia. O per fare un esempio più noto, la nostra Silvia Parente ha trionfato nello sci alpino durante le Paralimpiadi di Torino 2006. Adesso sta emergendo un nuovo giovanissimo talento. Si chiama Gemma Pedrini, ha 13 anni e ha trionfato quest'anno ai Campionati italiani di Sci alpino. Forse sarà lei l'erede di Silvia.
Tuttavia, più dell'agonismo, ritengo fondamentale l'aspetto aggregativo. Portare in giro le persone e farle rendere conto di possibilità che nemmeno sospettavano rimane il nostro scopo principale.

Raccontaci un aneddoto che smonti qualche pregiudizio. Posso dirti che io ho imparato a sciare da cieco. Prima di perdere la vista non l'avevo mai preso in considerazione. Ebbene, forse il fatto di non vedere può essere qui d'aiuto, perché non hai la percezione visiva del pericolo e riesci ad affrontare meglio le tue paure.

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E noi, proprio noi, non solo vediamo il mondo, ma lo guardiamo dai campi di sci sulle montagne più alte, dalle barche a vela su laghi e mari profondi, dai rettangoli di equitazione, dai diamanti di baseball e dai poligoni di tiro con l'arco, dalle piste di pattinaggio e dai circuiti di atletica, e ancora non abbiamo finito!
Non ci servono occhiali per vedere questo mondo meraviglioso, lo vediamo attraverso lo sport!

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