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PARALIMPIADI Parla il doppio bronzo olimpico


Da Il Giorno
di Alessandro Fiesoli - (15 marzo 2006)

Parente: vinco sulla neve, ma la slalom più difficile è andare in metropolitana

SESTRIERE (Torino) - Silvia, quante emozioni.

«Mamma mia, che brividi. Le Paralimpiadi in Italia, le tribune piene, è fantastatico».

Due gare, due medaglie.

«Anche se la seconda mi lascia qualche rimpianto. Speravo nell'argento. Potevo fare qualcosa di più».

Solo lei può dirlo, di se stessa. «Sapete, nella libera avevo tanta paura, non pensavo di salire sul podio. Il SuperG mi piace di più, ma non ho sciato come speravo».

Silvia, a noi è sembrata straordinaria. Vederla scendere da lassù, dietro a Lorenzo, sua guida e suo fidanzato, fa venire i brividi.

Lei è cieca, le due avversarie che l'hanno preceduta sono ipovedenti. C'è una bella differenza.

«Sono due gare diverse, questo è vero. Ma la federazione internazionale ha accorpato le categorie in queste Paralimpiadi, e allora va bene così».

Silvia, in questi giorni, con il suo coraggio, è diventata un personaggio.

«Quante telefonate, quante interviste. Siamo finiti sulle prime pagine dei giornali, mi ha detto Lorenzo».

Il suo è un messaggio anche sociale perché le gare finiscono, e resta la vita di tutti i giorni.

«Spero che le mie vittorie servano come stimolo per una nuova attenzione alla questione dei non vedenti».

Silvia, il suo fidanzato ha detto che lei rischia molto di più ogni giorno nella metropolitana di Milano che su una pista di sci.

«Ha detto così? È vero, è più complicato per una non vedente un viaggio in metrò che una discesa».

Ce ne parli, ci faccia capire.

«Mi chiedo perché non si facciano le cose semplici, ma necessarie, per migliorare le nostre condizioni».
Le barriere architettoniche, dice?
«Questo è scontato, ma non solo».
Vale a dire?
«Prendiamo la metropolitana di Milano. Recentemente hanno spostato i cancelletti di ingresso, ma con questo sistema per un non vedente è diventato ancora più difficile entrare».
Faccia altri esempi.
«Le fermate vocali non sono regolari. Hanno tracciato le strisce gialle per favorire l'ingresso sui vagoni, ma solo nelle stazioni Cadorna e Duomo. Sarebbero di grande aiuto anche segnali sonori alle fermate dei mezzi pubblici e in corrispondenza degli attraversamenti pedonali sulle strisce».
Il suo fidanzato ha anche raccontato dei molti bastoncini che perde o che le rompono nella ressa in metropolitana. Ma quanto tempo deve passarci sopra, ogni giorno?
«Abito con i miei genitori a piazza Udine, lavoro ad Assago, programmatrice informatica. 50' all'andata, 50' al ritorno. Da sola».
È dura.
«Ci tengo a dire che l'amministrazione comunale potrebbe fare qualcosa di più per noi».
Il suo slalom più difficile nella Milano di tutti i giorni: può andar bene, come slogan?
«Sì, non è sbagliato, anche se ormai ci ho fatto l'abitudine, le facce in fondo sono sempre le stesse».
Le stesse facce?
«Lo so che detto da me può sembrare impossibile, ma è così. Diciamolo meglio: sono io una stessa faccia per gli altri, per chi mi vede tutti i giorni».
Sciare la rende libera, ha detto.
«Sento il vento sulla faccia».
Come in barca a vela.
«Il mare, l'altra mia grande passione. Come è bello, il rumore delle onde».
E poi gioca a baseball con la palla sonora, sogna da brava velista di partecipare a una coppa America, pattina sul ghiaccio.
«Spero di riuscire a far capire a tutti i non vedenti che con lo sport la qualità della vita può diventare completamente diversa».
Le Paralimpiadi non sono finite.
«Ho l'occasione di provarci ancora. Speriamo non finisca tutto con domenica, intendo dire l'attenzione per il nostro sport».

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E noi, proprio noi, non solo vediamo il mondo, ma lo guardiamo dai campi di sci sulle montagne più alte, dalle barche a vela su laghi e mari profondi, dai rettangoli di equitazione, dai diamanti di baseball e dai poligoni di tiro con l'arco, dalle piste di pattinaggio e dai circuiti di atletica, e ancora non abbiamo finito!
Non ci servono occhiali per vedere questo mondo meraviglioso, lo vediamo attraverso lo sport!

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