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Immagine di uno sciatore

Favola Parente Luce di bronzo.


Da Gazzetta Dello Sport - (13 marzo 2006)

Silvia, non vedente, è terza nella discesa. dal nostro inviato SESTRIERE (Torino) - A Silvia Parente non manca l'ironia: sugli occhiali ha dipinto gli occhi di una tigre.

Ma i suoi occhi non vedono, sono spenti da quando aveva due anni a causa di retinoblastoma, una malattia degenerativa che attacca la retina.

MEDAGLIA GUIDATA Adesso Silvia di anni ne ha 36 e ieri ha conquistato in discesa la prima medaglia della squadra italiana nella Paralimpiade di Torino, un bronzo che vale doppio, considerando che coloro che l'hanno battuta, la francese Pascale Casanova e l'austriaca Sabine Gasteiger, sono ipovedenti, quindi con il vantaggio di avere almeno la percezione della luce.

Silvia invece in pista deve fidarsi al 110 per cento della sua guida, Lorenzo Migliari, che con la voce la pilota fra le insidie di una pista da sci.

Forse non esiste al mondo una prova di fiducia più grande: lanciarsi su una lingua di neve a tutta velocità fidandosi ciecamente (è proprio il caso di dirlo) della voce di un amico.

«La precedo di 3/5 metri, il nostro linguaggio è molto sintetico - spiega Lorenzo - le dico pa-pa per darle il ritmo e lei segue la mia voce, quando arriviamo ad una curva dico gate e dall'intensità della mia voce lei capisce l'angolo della curva, più secca significa che la curva è stretta, più lunga che è larga».

Sorride Silvia, questa medaglia la voleva, ma la considerava difficile da raggiungere. Aveva già vinto un bronzo in slalom a Lillehammer '94, aveva partecipato a Nagano '98, ma poi si era ritirata, «Perché era troppo difficile da dilettante competere con delle professioniste.

Ho continuato a sciare, con Lorenzo e altri amici, ho saltato i Giochi di Salt Lake City, ma il richiamo di una Paralimpiade in Italia è stato troppo forte. E adesso sono felice per questa medaglia davanti alla mia gente».

SALTO NEL VUOTO Ieri è scesa come un missile. «Ma è stato difficile - dice ancora - il ghiaccio di questa pista è terribile e alla fine ho tremato un poco.
La parte più difficile è stata la parabolica, il peso del tuo corpo scivola indietro e a un non vedente dà la sensazione di un salto nel vuoto, in ricognizione non mi pareva così difficile, ma quando senti il nulla sotto le punte degli sci, istintivamente curveresti, invece dovevo andare diritta.

Non sentivo più le gambe, ma sapevo che c'entrava anche l'emozione. Adesso il ghiaccio è rotto, anche per il resto della squadra. Forse in superG posso fare ancora meglio. Ma spero di aver rotto il ghiaccio anche per Rocca.

Giorgio ci ha fatto un augurio bellissimo prima della Paralimpiade, spero che la mia medaglia lo sproni a conquistare quella coppa di slalom che merita».

L'ANGELO LORENZO L'intesa con Lorenzo è perfetta, anche fuori dalla pista. «Ci siamo conosciuti alla festa di capodanno di 13 anni fa a Piancavallo, sopra Pordenone - racconta l'azzurra -. Eravamo con amici comuni, abbiamo cominciato a sciare insieme e poi ci siamo fidanzati.

Io vivo a Milano, dove lavoro come programmatrice in un'industria informatica, lui a Bologna.

Così sfruttiamo per gli allenamenti due case, la mia in Valle d'Aosta a Chamois, nella Valtournanche e la sua a Vidiciatico, in provincia di Modena».

Silvia non conosce la paura: «Paura per una discesa? E' molto più difficile da non vedente cercare un lavoro...», risponde secca.

Nella vita della Parente c'è molto sport, «La vela, il pattinaggio su ghiaccio e adesso sto provando anche con il baseball per non vedenti dove si gioca con una pallinasonora.

Un sogno? Partecipare alla coppa America, forse fanno qualcosa anche per noi».

Lorenzo le prende la mano. «Silvia è terribile, noi normodotati non possiamo neppure avere un'idea di quale sensibilità abbia un non vedente.
Volete un esempio? Pochi giorni fa guidando mi è scappato uno sbadiglio.
Ma ho fatto piano per non farmi sentire.
Silvia subito mi ha ripreso: se sei stanco, fermati.
Sono rimasto di sasso... Silvia mi dà moltissimo, grazie a lei sono qui, in mezzo ad un'Olimpiade.
Scusate se è poco».

In pista la guida Lorenzo, il suo fidanzato. Per la gara, si è disegnata occhi di tigre sugli occhiali e dice: «Paura? È più difficile trovare un lavoro»

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E noi, proprio noi, non solo vediamo il mondo, ma lo guardiamo dai campi di sci sulle montagne più alte, dalle barche a vela su laghi e mari profondi, dai rettangoli di equitazione, dai diamanti di baseball e dai poligoni di tiro con l'arco, dalle piste di pattinaggio e dai circuiti di atletica, e ancora non abbiamo finito!
Non ci servono occhiali per vedere questo mondo meraviglioso, lo vediamo attraverso lo sport!

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